Torna sulle scene del Maggio il Falstaff, l'ultima fatica operistica del grande Giuseppe Verdi, ripresa dello spettacolo del novembre 2021.
Per tutta la vita il cigno di Busseto aveva inseguito il sogno di scrivere un’opera comica senza però mai trovare il soggetto appropriato. Ma sulla soglia degli ottant’anni ecco avverarsi quel sogno con Falstaff,nato dalla rinnovata collaborazione con l’ormai insostituibile Arrigo Boito. Se si esclude Un giorno di regno, clamoroso fiasco giovanile del 1840, Falstaff è l’unica opera comica, nonché ultima opera, della produzione verdiana.
E pensare che l’amore di Verdi per Shakespeare era di lungo corso e Le allegri comari di Windsor, fonte del libretto di Boito insieme alle due prime parti di Enrico IV, una delle sue commedie predilette. Furono dunque le insistenze di Boito a spronare il vegliardo maestro a rimettersi in gioco con una “commedia lirica che non somiglia a nessun’altra” come disse Verdi. Il 9 febbraio 1893 Falstaff debutta al Teatro alla Scala accompagnato da un grandioso successo.
Dopo oltre cinquant’anni spesi nel trasferire in musica drammi e tormenti dell’animo umano, Verdi salutava il mondo dell’opera con il sorriso sornione di chi ha sperimentato tutto al massimo grado e continua ancora a farlo. E di sperimentazioni musicali la partitura di Falstaff abbonda. Basti pensare alla forma-sonata pseudo sinfonica che apre il primo atto, alla fuga buffa che chiude l’opera, pagina giocosa di mirabile virtuosismo collettivo, ai declamati duttili e scorrevoli che di colpo si aprono a momenti di ampia e inaspettata cantabilità. Falstaff è opera di un Verdi divertente e divertito. Del resto, come recita la sigla finale: “Tutto nel mondo è burla. L’uom è nato burlone”.
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